Al contrario di quanto comunemente si pensa, l’effetto serra è un fenomeno di regolazione termica di necessaria importanza per la presenza e lo sviluppo della vita sulla Terra.
Grazie alla presenza dei gas serra nell’atmosfera, quest’ultima riesce ad accumulare parte dell’energia termica ricevuta dal sole per irradiazione. Questi gas, infatti, permettono l’ingresso della radiazione solare, mentre ostacolano l’uscita di parte della radiazione infrarossa riemessa dalla Terra.
La temperatura terreste non è altro, quindi, che il risultato di un equilibrio energetico a lungo termine, dato dall’insieme dei fenomeni di riflessione e assorbimento della radiazione ultravioletta (solare) e infrarossa in atmosfera e sulla superficie terrestre.
L’incremento dell’emissione di gas serra, causato dall’intervento dell’uomo, comporta l’aumento dell’effetto serra alterando l’equilibrio termico del pianeta, dimostrato dall’innalzamento della temperatura… Parliamo di riscaldamento globale.
L’effetto a catena che si è venuto a creare è sotto ai nostri occhi: siccità, incremento di fenomeni naturali estremi, migrazioni legate al cambiamento climatico, ecosistemi a rischio… Tale impatto ricade su vita sociale, politica ed economica, cioè su di noi ma prima di tutto sull’ambiente da cui dipendiamo. Non possiamo essere più egoisti e padroni, ma consapevoli cittadini e abitanti di un mondo che oggi si trova in un equilibrio naturale che fa male a tutti.
L’importanza di parlare di energia
Ma cosa c’entra tutto ciò con l’energia, con la transizione energetica?
La risposta è semplice: l’uso di energia è il principale responsabile delle emissioni di gas ad effetto serra. Nell’UE nel 2019 la percentuale si aggira a circa il 77,1% di cui circa un terzo attribuibile ai trasporti. La quota rimanente di emissioni proviene per il 10,55% dall’agricoltura, per il 9,10% dai processi industriali e di utilizzo del prodotto e per il 3,32% dalla gestione dei rifiuti. Da fonti ISPRA, la ripartizione percentuale in Italia è molto simile, con circa l’80,5% delle emissioni attribuibili al reparto energetico.
A questo dato bisogna aggiungere un’altra considerazione. Pensiamo ad un esempio banalissimo e il più generale possibile: prendiamo un individuo qualsiasi; se la temperatura esterna cresce, quell’individuo, infastidito dalle alte temperature, farà uso di un sistema di condizionamento per un tempo maggiore rispetto agli anni precedenti. Questa semplice azione svolta non da una, né da migliaia ma da miliardi di persone comporta un aumento significativo del consumo energetico e quindi della produzione energetica e quindi delle emissioni.
Trend attuale
Molto spesso si sente dire che “è aumentata la capacità installata di energia rinnovabile” parlando sempre in termini di GWh e raramente in termini percentuali. Poichè questo incremento avviene contemporaneamente ad un aumento dei consumi energetici, segue che le variazioni in termini percentuali sono minime. Possiamo capire matematicamente che se la stessa percentuale di produzione energetica è riferita ad un valore di domanda maggiore, otteniamo si un aumento della capacità installata da rinnovabili ma anche da fonti fossili. Ciò significa che la transizione energetica procede troppo lentamente a fronte di una domanda energetica sempre più alta dovuta, soprattutto, ad un costante aumento demografico della popolazione globale e dalle conseguenze indirette del riscaldamento globale.
In conclusione, non possiamo che affermare che la sfida che ci si mostra davanti è ardua. Bisogna spingere sulla transizione per raggiungere il remoto ma pur possibile obiettivo del net zero entro il 2050, cioè l’equilibrio tra la quantità di gas serra prodotti dalle attività umane e la quantità rimossa dall’atmosfera. Ogni scelta è fatta da pro e contro, considerazioni complesse che riguardano noi, l’ambiente, la società.
L’obiettivo di Energy Break sarà, quindi, coinvolgere e convincere ognuno di voi a far parte di questo percorso di cui, in realtà, siete già protagonisti e non spettatori.
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