La parola bellezza deriva dal latino “bellus” ed è strettamente collegata non solo al concetto di bello ma anche di buono: per gli antichi ciò che è bello deve sicuramente fare del bene e viceversa. Sembra però che questo concetto si sia perduto nella storia poiché gli impianti rinnovabili (tra quelli che fanno più bene sia all’uomo che all’ambiente) sono spesso percepiti come brutti o addirittura deturpanti per il paesaggio. Nella speranza di sfatare questo mito, vi presentiamo tre idee innovative che si impegnano nel congiungere energia e design, se non addirittura rasentare l’arte stessa.
Seguire la danza del sole: Smartflower
I girasoli sono noti in tutto il mondo per la loro capacità di puntare sempre il sole, orientandosi con esso con il passare delle ore del giorno. Così come hanno fatto innamorare Van Gogh 150 anni fa, sono stati fonte di ispirazione per l’azienda austriaca Smartflower, che ha progettato dei pannelli fotovoltaici in grado di cambiare la propria orientazione durante il giorno.
Questa caratteristica permette loro di allinearsi sempre con la direzione dei raggi solari, per estrarne la maggior quantità di energia possibile. Infatti, una delle perdite principali dei pannelli fotovoltaici tradizionali si ha quando i raggi solari non sono perfettamente perpendicolari con il pannello, problema che in questo caso viene totalmente evitato.
Le celle di conversione dell’energia sono sagomate come i petali del fiore e sono tutti connessi al centro, dove un attuatore meccanico impone il movimento del sistema. Durante la notte, o in giornate non assolate, il sistema si richiude su se stesso: è la posizione di sicurezza, utilizzata anche per non danneggiarsi durante intense folate di vento. Una volta chiuso su sé stesso, delle spazzole provvedono a rimuovere sedimenti e detriti. Questo accorgimento risolve un’altra causa di ingente perdita di energia nei pannelli tradizionali: lo sporco accumulato sui pannelli, che blocca parte della radiazione solare entrante.
Gli Smartflower possono essere installati su qualunque tipo di suolo non in ombra e con la loro forma iconica donano non solo energia elettrica, ma sicuramente anche parecchia bellezza al luogo in cui sono collocati.
Figura 1: un esemplare di Smartflower in un contesto residenziale, con uno zoom sull’attuatore meccanico e un’immagine della configurazione di sicurezza (Fonte: Smartflower)
Chi semina vento raccoglie energia elettrica: Wind Tree
È spesso complesso installare dei generatori rinnovabili in contesti urbani, in particolare per la carenza di spazio a disposizione. Per trovare una soluzione ci si potrebbe ispirare a quegli elementi naturali che sono già ben integrati nelle nostre città: gli alberi. Ci ha pensato un’azienda francese, la New World Wind, portando sul mercato il Wind Tree: un albero artificiale con rami in acciaio e al posto delle foglie delle microturbine ad asse verticale, le Aeroleafs. Questi piccoli generatori hanno una forma conica e dal punto di vista tecnico possiedono tre grandi vantaggi che li rendono ideali per i contesti urbani:
- catturano il vento proveniente da tutte le direzioni,
- si attivano a velocità molto basse (circa 2.5 m/s),
- sono particolarmente silenziosi, perché non usano i tradizionali e rumorosi ingranaggi e cinghie per funzionare.
È un design modulabile, perché in base allo spazio a disposizione si possono aggiungere più o meno rami. Inoltre, nuovi modelli prevedono di integrare piccole celle fotovoltaiche sui rami, aumentando la produzione di energia fino al 5%. Appare sempre più evidente che la natura sia la più ricca fonte di ispirazione a cui l’uomo possa attingere.
Figura 2: alcune installazioni di Wind Tree in contesti urbani (Fonte: Startup selfie)
Quando arte ed energia si incontrano: l’inceneritore di Hunderwasser a Vienna
L’ultimo esempio che vi portiamo è letteralmente un’opera d’arte. Tutto ha inizio nel 1988, quando l’impianto di incenerimento dei rifiuti della Wien Energie, a Vienna, viene ristrutturato a seguito di un incendio. Il compito spetta a Friedensreich Hundertwasser, un artista poliedrico che con il suo operato ha anticipato il concetto di bioarchitettura.
L’artista, essendo un convinto ambientalista, accettò l’incarico solo dopo essersi accertato che le tecnologie più avanzate (quelle che oggi chiamiamo BAT: Best Available Techniques) fossero impiegate per lo smaltimento corretto dei fumi prodotti dalla combustione dei rifiuti. Quattro anni dopo, il capolavoro del termovalorizzatore di Spittelau viene completato, diventando un edificio iconico della città viennese.
Colori e forme più disparate hanno inglobato l’inceneritore, che processa 250000 tonnellate di rifiuti ogni anno producendo 60 GWh di energia elettrica e 500 GWh di calore. La sfera dorata in cima al camino dell’impianto ha ridisegnato lo skyline della capitale. Il tetto della centrale è ricoperto da un prato e alloggia anche una gigantesca scultura del cappello dell’artista. È difficile racchiudere l’estro e la particolarità di questo edificio a parole: è una di quelle opere che più la si guarda e più si scoprono dettagli sorprendenti.
Hundertwasser ha fatto questo grande regalo alla città di Vienna ma non solo: ha dimostrato al mondo che tecnologia e arte, così come ingegneria e bellezza, possono coesistere e fondersi in spettacolari opere urbane.
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