Uccelli vs pale eoliche: la coesistenza è possibile?

Le pale eoliche stanno diventando sempre più alte. Questa tendenza è inevitabile, poiché la potenza del vento cresce con la quota. Ma più queste macchine diventano alte e più entrano a contatto con i padroni indiscussi del cielo: gli uccelli. Come viene gestita questa vicinanza e che cosa si pensa di fare per migliorarla?

Storia recente del problema

Diciamo la verità: fino ad ora il problema non è mai stato gestito in maniera rigorosa. È solo da pochi anni che iniziamo a renderci conto degli impatti ambientali che il nostro operato ha sul pianeta. Gli scontri tra uccelli e macchinari possono non solo uccidere la fauna ma anche danneggiare gli impianti stessi: basti pensare ai danni che può riportare un aereo quando uno stormo impatta contro le eliche dei motori.

Nel parco eolico di Smola, sulla costa occidentale della Norvegia, ogni anno vengono uccise dalle 6 alle 9 aquile di mare dalla coda bianca. Non essendo però la specie a rischio estinzione non sono mai state prese delle misure severe per ridurre le vittime.

Qualcosa però sta cambiando. Nel 2013, il tribunale di Castiglia e Leon, la zona centrale della Spagna, ha annullato l’autorizzazione al parco eolico di Peña del Gato, in operazione da tre anni. Il motivo? Le turbine si trovano sul corridoio naturale dell’Urogallo Cantabrico, una specie della famiglia dei galli cedroni dichiarata a rischio estinzione. L’impianto ha rischiato seriamente di chiudere, poiché gli veniva richiesto di smantellare molte turbine, comportando gravissimi danni economici per le imprese coinvolte, tra cui anche Enel.

Possibile che non si riesca a trovare un punto d’incontro, una via di mezzo tra decimare la fauna e chiudere gli impianti? Alcune nuove innovazioni potrebbero portare la tanto attesa tregua tra le due fazioni.

Figura 1: Aquila di mare dalla coda bianca
Figura 2: Urogallo cantabrico

Onde Radio: condor in vista!

Un primo segnale di pace arriva dalla California. I ricercatori della Tehachapi Wind Resource Area, a nord di Los Angeles, monitorano i movimenti del condor californiano, una specie minacciata. Hanno paura che la popolazione, rimpolpata da un recente programma di allevamento in cattività, possa di nuovo ridursi a causa di scontri con le pale eoliche presenti nella zona.

La soluzione che hanno trovato sfrutta le onde radio. Due antenne alte 15 metri e un gruppo con un’antenna a terra scandagliano costantemente il cielo, alla ricerca di volatili in avvicinamento. Avendo tre punti di misurazione a disposizione, se un uccello è presente è possibile calcolare la distanza con precisione tramite triangolazione.

Si tratta di una tecnica che permette di conoscere le distanze tramite proprietà dei triangoli, usata nel commercio e nella finanza. Quando il volatile si avvicina oltre un certo raggio (definito tramite Google Earth) le pale vengono momentaneamente arrestate, per poi riprendere a funzionare solo dopo il passaggio dello stormo. Il principio è molto semplice: se ci sono gli uccelli le pale non girano, le pale girano se gli uccelli non ci sono.

Per adesso il sistema sembra funzionare benissimo, riportando al massimo un paio di stop a settimana all’impianto e riducendo a zero gli scontri con i condor. Bisogna però ricordare che questo è un caso molto particolare, con una piccola popolazione di volatili tenuta costantemente sotto controllo. Ad ogni modo, questa ricerca può diventare un buon punto di partenza per estendere la pratica ad impianti più grandi e a situazioni più articolate. Si potrebbe cercare di automatizzare maggiormente il processo, magari sostituendo gli uomini a terra con altre antenne oppure con segnalatori direttamente montati sulle turbine. La strada è ancora lunga, ma un primo decisivo passo è stato compiuto.

Figura 3: Capo del gruppo californiano che scannerizza il cielo con l’antenna portatile alla ricerca dei condor (fonte: Audubon)

E’ tutto un gioco di ottica

In Olanda si sta indagando un’altra possibile soluzione. A Eemshaven, sulla punta nord dei Paesi Bassi, si cerca di dare un seguito a uno studio norvegese che afferma che dipingere una delle tre pale della turbina di nero riduca del 70% le collisioni con i volatili. Questo accorgimento cromatico ridurrebbe infatti il pericoloso effetto della sfocatura da movimento.

Quando messe in rotazione, le tre pale si fondono in un’unica immagine e gli uccelli non riescono più a distinguerle come un oggetto da evitare. Invece, introdurre una pala di un colore diverso (il più contrastante possibile, l’accoppiata ideale è nero su bianco) interrompe lo schema, rendendo le turbine molto più visibili agli uccelli che quindi riescono meglio ad evitarle.

L’Olanda è un luogo ideale per testare questa idea, poiché non solo è presente parecchio vento ma è anche la casa di moltissime specie di uccelli anche molto diversi tra loro. Se questa intuizione si rivelasse vincente si potrebbe evitare di fermare temporaneamente le turbine, aumentando considerevolmente la produzione di energia.

Ci sono però ancora parecchi punti da chiarire. Il primo riguarda l’impatto ambientale: la pala nera non è solo più visibile agli uccelli ma anche agli esseri umani: potrebbe questa scelta danneggiare il paesaggio? Inoltre, la pittura nera può alterare le prestazioni meccaniche del componente richiedendo una maggiore manutenzione?

Queste sono solo alcune delle domande che lo studio vuole risolvere. Nell’attesa delle risposte, l’Italia si è già messa all’opera. Il ministro della Transizione Ecologica ha emanato una direttiva per promuovere questa pratica. Il nuovissimo impianto eolico di Taranto (da sottolineare che si tratta del primo impianto galleggiante dell’intero Mar Mediterraneo) sfoggia già con orgoglio la pala colorata. Perché si sa: il nero sfina. E gli uccelli ringraziano.

Figura 4: Resa computerizzata di una turbina con pala nera e stormo di uccelli (fonte: Vattenfall Group)

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Avatar Ilaria Giaccardo