L’adattatore universale è un must have dei viaggiatori esperti. Perché si sa: paese che vai, presa elettrica che trovi… ma vi siete mai chiesti il perché? Non sarebbe più semplice se ogni nazione avesse la stessa spina della corrente? Oggi vi racconteremo l’elettrizzante storia delle prese elettriche!
Gli albori: illuminazione… e allacci abusivi!
Per capire il motivo dietro la moltitudine delle prese di corrente dobbiamo fare un viaggio indietro nel tempo, fino agli albori delle reti elettriche. All’inizio della sua storia, l’elettricità aveva un compito sopra tutti: fornire illuminazione. Grazie ad essa si smise di usare le lampade a gas, che a loro volta avevano già sostituito le pericolose lampade ad olio, e la luce nelle ore notturne divenne sempre più disponibile ed accessibile. Per questo motivo, all’epoca parecchie aziende del settore elettrico offrivano delle tariffe tali per cui l’energia consumata per l’illuminazione aveva un costo inferiore rispetto alla stessa energia utilizzata per altri scopi. Questo spinse gli utenti a collegare gli altri dispositivi (nello stesso periodo stavano nascendo i primi elettrodomestici) alle prese elettriche delle lampade così da risparmiare in bolletta, attraverso quelli che si possono considerare i nonni delle spine di corrente: i tappi portalampada. Fatta la legge, trovato l’inganno.
I primi brevetti
Con il tempo però gli usi dell’elettricità aumentarono a dismisura e sempre più dispositivi necessitavano di attaccarsi alla rete. Era dunque necessario un nuovo metodo di collegamento più sicuro: così nacque il sistema a spina e presa che usiamo ancora oggi. La paternità di questa invenzione è molto dibattuta, ma il primo brevetto risale al 1883 per opera dell’inglese Thomas Tayler Smith. Era estremamente semplice, formata solo da due punte cilindriche, e divenne molto popolare nel Regno Unito.
Dall’altra parte dell’oceano, qualcuno non approvava l’invenzione di Smith. Era Harvey Hubbell: riteneva che le punte cilindriche della spina non generassero abbastanza attrito con i fori della presa, rischiando di staccarsi. Quindi brevettò la propria versione della spina elettrica nel 1904, che presentava punte piatte con al fondo una particolare forma uncinata per agevolare il serraggio tra le parti. Questa versione ebbe un grandissimo successo: Hubbell era un prolifico inventore e brevettò molte versioni della sua presa. Fondò anche un’azienda di componenti elettrici che porta il suo nome e che vive ancora oggi: la Hubbell Incorporated.
Figura 2: a sinistra il sistema spina – presa brevettato da Smith nel 1883, a destra quello di Hubbell del 1904 (fonte: X)
Questione di sicurezza: la messa a terra
Inventare la presa di corrente non è abbastanza per garantire la sicurezza degli utenti. Come avrete certamente notato, sia la configurazione di Smith che quella di Hubbell hanno solamente due punte, mentre molte spine che utilizziamo oggi ne hanno tre: qual è la differenza? Questi primi modelli non possedevano la messa a terra, cioè il contatto che permette, ad un’eventuale corrente dispersa negli involucri, di scaricarsi verso terra. Il modo migliore per capire questo concetto è pensare ad una lavatrice.
Come in tutti gli elettrodomestici, la lavatrice possiede un circuito elettrico al suo interno che per funzionare possiede un certo potenziale (in Italia pari a 230 V). Se tutto va per il verso giusto, la tensione è confinata nel circuito elettrico: noi possiamo toccare la cassa metallica della lavatrice senza prendere la scossa. Ma se qualcosa va storto, come un cavo scoperto, la corrente può iniziare a fluire nel metallo della lavatrice, dato che i metalli sono degli ottimi conduttori (per chiarire la differenza tra conduttori ed isolanti leggi il nostro articolo “Pannelli Fotovoltaici: Una Storia D’amore Nel Mondo Dell’energia”).
Senza il collegamento a terra, se noi toccassimo la lavatrice rotta la corrente nel metallo passerebbe attraverso di noi per chiudere il circuito elettrico… un’esperienza per nulla piacevole! Con il collegamento a terra, la corrente dispersa ha modo di scaricarsi in sicurezza al suolo: la lavatrice va comunque riparata ma la vita dell’utente è salvata.
Figura 3: guasto in una lavatrice senza messa a terra (a sinistra) e con messa a terra (a destra) … la differenza è lampante! (fonte: StudioRemoto.Net)
Non sarebbe meglio solo una presa?
Tornando alle prese di corrente, iniziano a nascere diversi modelli con il terzo polo della messa a terra. Uno dei primi tipi è la Tripin britannica del 1911, ma già pochi anni dopo, nel 1926, prende vita la celebre spina Schuko. Il suo nome deriva dalla parola tedesca Schutzkontakt: contatto di sicurezza. È un modello molto particolare, perché la messa a terra non avviene tramite la punta centrale come in molte altre prese ma con due mollette laterali e questa peculiarità la rende incompatibile con le altre prese di corrente.
Figura 4: a sinistra una spina Tripin del 1911, a destra la spina Schuko con una segnaletica di quali prese le siano adatte e quali meno (fonti: Certifico.com e Voltimum)
Così ha inizio il far west delle spine di corrente: ogni nazione inizia a sviluppare il proprio design di presa, invece di decidere insieme uno standard comune. Inoltre, in alcuni paesi la messa a terra diventa obbligatoria per legge (come in Italia dal 1990) mentre in altri no, aumentando ancora di più la variabilità in gioco. A volte esistono anche diversi tipi di spina all’interno della stessa nazione, generando ancora più confusione. Il nostro paese ne è un esempio: nelle nostre case coesistono sia le prese bipasso che le Schuko.
Conclusione
Ad oggi si contano 15 tipologie di prese differenti e ad ognuna di esse è assegnata una lettera diversa. La loro distribuzione nel globo è abbastanza variegata, ma a grandi linee coerente con la geopolitica della fine dell’Ottocento: ad esempio, la maggior parte dei paesi africani usa tipologie europee, una delle tante eredità che gli abbiamo lasciato dal periodo coloniale, e molti paesi di centro e sud America hanno le stesse spine di Stati Uniti e Canada. La grande varietà di prese di corrente è dunque il frutto della diversità culturale tra i vari paesi, condito con una buona incapacità di mettersi d’accordo. Non resta che rassegnarsi: mettete l’adattatore in valigia e godetevi il viaggio.
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