Facciamo chiarezza sul PNIEC

Il 21 gennaio 2020 fu pubblicato il testo del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) a seguito dell’attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999. Ma a cosa serve questo testo? Esso è un documento chiave che illustra la politica energetica e climatica attesa per il Paese a lungo termine. Il Piano stabilisce gli obiettivi nazionali da raggiungere entro il 2030 in merito all’efficienza energetica, alle fonti rinnovabili, alla riduzione delle emissioni di CO2, alla sicurezza energetica, allo sviluppo e alla mobilità sostenibile e quant’altro.

Quest’estate il Ministero italiano dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha trasmesso a Bruxelles la proposta di aggiornamento del PNIEC. Prima dell’introduzione della nuova versione del Piano ci chiediamo: a che punto siamo con quello vecchio?

Gli obiettivi del PNIEC

Nel PNIEC del 2020, l’Italia intendeva perseguire la copertura del 30% del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili entro il 2030, quindi con un consumo finale lordo di 111 Mtep di energia, di cui 33 Mtep derivanti da fonti rinnovabili (per “tep” si intendono le Tonnellate Equivalente di Petrolio, è un’unità di misura di energia usata soprattutto per i bilanci energetici). Il consumo finale lordo (CFL) rappresenta la quantità di energia necessaria per soddisfare le necessità energetiche delle attività dei principali settori economici. Di seguito viene riportata l’evoluzione della quota FER (Fonte di Energie Rinnovabili) complessiva del PNIEC 2020, evidenziando la quota rilevata e la prevista.

Figura 1: Traiettoria della quota FER complessiva del PNIEC 2020 (fonte: GSE e RSE)

La quota prevista dal vecchio piano avrà avuto riscontro positivo con la realtà? Riportiamo di seguito lo stesso andamento analizzato nel PNIEC 2023 (il Piano aggiornato spedito a Bruxelles), evidenziando la quota rilevata e la prevista.

Figura 2: Traiettoria della quota FER complessiva del PNIEC 2023 (fonte: GSE e RSE) 

Volendo fare un confronto negli anni che vanno dal 2018 al 2021 tra le quote previste e le raggiunte, l’unico anno in cui la realtà è andata meglio del previsto è stato il 2020, dove si è registrata una quota FER complessiva più elevata delle aspettative.

Analizzando più nel dettaglio alcune tra le fonti rinnovabili, ci si propone di soffermarsi sui dati relativi al settore: solare, idrico, eolico, delle bioenergie e geotermico. Il secondo blocco di grafici (figura 3, figura 4) rappresenta, dunque, uno zoom del primo blocco (figura 1, figura 2) rispetto all’aspetto elettrico.

Figura 3: Traiettorie di crescita dell’energia elettrica da fonti rinnovabili (TWh) del PNIEC 2020 (fonte: GSE e RSE)
Figura 4: Traiettorie di crescita dell’energia elettrica da fonti rinnovabili (TWh) del PNIEC 2023 (fonte: GSE e RSE)

Analizzando sempre il periodo 2018-2021, come si evince confrontando i due grafici, per quanto riguarda il settore eolico l’andamento previsto dal PNIEC 2020 e quello effettivo per lo più combaciano, lo stesso si può affermare per la quota idrica e geotermica. Invece, si nota un lieve calo, rispetto a quanto previsto, per il settore solare.

All’inizio del paragrafo si è però discusso del contributo delle rinnovabili all’adempimento dei consumi finali lordi totali, mentre ora si è analizzato il ruolo delle rinnovabili nel settore elettrico, quale è la differenza? I consumi finali lordi totali derivanti da fonti rinnovabili, che secondo il PNIEC 2020 corrispondono al 30% entro il 2030, dovrebbero essere distinti in:

  • quota rinnovabili nel settore elettrico (55%);
  • quota rinnovabili nel settore termico (33%) (usi per riscaldamento e raffrescamento);
  • quota rinnovabili nei trasporti (22%) (calcolato secondo i criteri previsti dalla RED II).

On-shore VS Off-shore

Uno dei protagonisti del bilancio energetico italiano è senza dubbio l’eolico. L’elettricità prodotta attraverso tale fonte è raddoppiata nel corso del primo decennio dell’attuale secolo e si pensa possa continuare tale scalata anche durante il secondo decennio. La quota di energia derivante dall’eolico è distribuita in modo piuttosto eterogeneo sul territorio italiano. Tale fonte risulta essere maggiormente diffusa nel Sud Italia.

Figura 5: Mappa delle velocità medie annue del vento (m/s) a 75 m dal suolo (fonte: RSE S.p.A)

Nel 2019 l’eolico installato ha raggiunto 10.5 GW, producendo 18 TWh, con un risparmio di oltre 20 milioni di barili di petrolio e 10 milioni di tonnellate di emissioni risparmiate di CO2. In tutto il territorio nazionale la potenza installata si stima abbia superato gli 11 GW per il 2020. Secondo gli studi dell’ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento) si sono individuati 19.3 GW di potenziale eolico installabile entro il 2030 con una produzione annua di energia elettrica pari a 42.7 TWh. Per poter raggiungere gli obiettivi previsti dal PNIEC entro il 2030, l’eolico dovrà contribuire a tale traguardo con 41.5 TWh al 2030. Il grafico in figura 6 mostra i MW eolici onshore installati totali (in arancione) e i TWh eolici prodotti (in verde), come si evince si auspica di raggiungere più del valore necessario per giungere a quanto dichiarato dal PNIEC.

Figura 6: Prospettive di crescita dell’eolico sulla base degli impegni dell’Italia in sede comunitaria (fonte: ANEV)

Bene, sappiamo cosa aspettarci per i prossimi anni in merito agli impianti on-shore, ma per quelli off-shore? Il PNIEC ha previsto, per tali impianti, una potenza di 900 MW al 2030. È chiaro che bisogna analizzare per bene tutti i fattori che concorrono a localizzare i luoghi ideali per installare l’eolico in mare. Tra questi abbiamo ad esempio: la distanza dalla costa, la tipologia di fondale e la profondità, la possibilità della connessione alla rete elettrica nazionale e quant’altro. In considerazione a tali vincoli si sono individuati diversi luoghi ideali per l’installazione di questa tecnologia, come le coste tra l’Abruzzo e la Puglia (per un valore di circa 550 MW) e le coste della Sicilia e della Sardegna (circa 300 MW).

Figura 7: MW eolici on-shore, off-shore installati e TWh eolici prodotti (fonte: ANEV)

Fino ad ora non si è spiegato cosa si intenda per “potenza installata” (curva arancione) e “energia prodotta” (curva verde). La prima distinzione lampante è che si tratta di due unità di misura diverse. La prima misura la massima potenza che l’impianto può dare quando lo si mette in moto, la seconda è l’energia che esso produce. Per rendere più chiaro tale concetto propongo un esempio domestico. Se sulla lampadina appena comprata c’è scritto 20 W questo valore è la potenza che istantaneamente la lampadina consuma quando è in uso. Se lasciamo accesa tale lampadina per un’ora l’energia che stiamo consumando è di 20 W per un’ora, ossia 20 Wh.

Pompaggi idroelettrici

Oggigiorno gli impianti di pompaggio rappresentano il sistema di stoccaggio più maturo del Paese. Ma a cosa servono e perché sono necessari per la transizione energetica? I sistemi idroelettrici (il nostro articolo “Idroelettrico a pompaggio: grandi accumuli di energia“) a pompaggio offrono una grande flessibilità e sicurezza energetica, rendendo più facile l’introduzione delle FER, che, come sappiamo, sono famose per la loro intermittenza. Infatti, i nuovi sistemi di accumulo, assorbiranno energia durante la massima produzione delle FER e utilizzeranno tale energia per coprire le ore del giorno in cui la produzione di FER è bassa.

Figura 8: Evoluzione della capacità di accumulo in Italia per il 2020 e il 2030 (GW) (fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Documento di Descrizione degli Scenari 2022 di Terna e Snam, 2023)

In Italia sono presenti 22 impianti di pompaggio con una capacità di stoccaggio pari a 53 GWh. Nonostante il nostro Paese abbia grande potenza e grande capacità in termini di stoccaggio idroelettrico, negli ultimi anni siamo andati incontro ad una diminuzione della produzione lorda di energia idroelettrica da apporti di pompaggio.

Figura 9: Produzione lorda di energia idroelettrica da apporti di pompaggio in Italia (GWh) (fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Terna, 2023)

Costo idroelettrico

Uno dei motivi di tale andamento può essere ricercato dal fatto che la maggior parte degli impianti di pompaggio idroelettrico sono collocati al Nord, mentre gli impianti di fonti rinnovabili sono presenti prevalentemente al Sud. È chiaro che, in questo modo, si limita la risoluzione delle criticità dovute alle fonti rinnovabili non programmabili. Quest’ultime sono quelle strettamente connesse alle variabili meteorologiche dinamiche (solare, eolico, idroelettrico). Tale criticità potrebbe essere in parte risolvibile in futuro, potenziando le linee di trasmissione ad alta tensione che collegano Nord e Sud.  Altra motivazione dell’utilizzo limitato dei pompaggi può essere correlata al minore spread peak/ off-peak, ciò non consentirebbe il rientro degli investimenti realizzati.

Per far sì che ci sia un compenso delle perdite connesse ai rendimenti di impianto, il prezzo di vendita deve essere superiore almeno del 40 % rispetto al prezzo di acquisto dell’energia. Nel corso di questi ultimi anni, si è riscontrata una diminuzione del differenziale medio di prezzo nel Mercato del Giorno Prima (MGP) tra ore di picco e fuori picco, portando ad una riduzione dell’utilizzo dei pompaggi. Il MGP è il luogo in cui avvengono le negoziazioni delle offerte di acquisto e vendita di energia elettrica nel mercato libero italiano. Cercando di dare un’idea di quanto il differenziale medio di prezzo sia diminuito, si noti che nel 2010 tale valore era pari a 42 Euro/MWh mentre nel 2020 è stato pari a 23 Euro/MWh.

Conclusione

Con i nuovi obiettivi intrapresi dal Paese è chiaro che bisogna fare di più per raggiungere quanto previsto dal PNIEC al 2030. Nei prossimi anni ci si augura che l’Italia non rimanga a guardare ma che scenda in campo in prima persona, diventando uno dei Paesi protagonisti della transizione energetica.

Ognuno di noi ha il dovere morale di contribuire, anche se in minima parte, ad un cambiamento delle nostre azioni quotidiane. Piccole accortezze, se fatte su larga scala, possono produrre degli effetti benefici per il nostro futuro.

Abbiamo stimolato la tua curiosità? Puoi saperne di più consultando le nostre fonti:

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