Giacimenti fossili: attenti a non prendere il male olandese!

Quante volte sentendo il telegiornale o i dibattiti televisivi sulle nazioni estere sentiamo dire: “come sono fortunati loro che hanno così tante risorse…”, come se il successo dovuto al possedimento di una fortuna fosse il risultato di una semplice equazione matematica. Quando le risorse in gioco sono le fonti fossili, questa connessione è tutt’altro che immediata. Anzi, la storia ci insegna che la verità va spesso al contrario: la scoperta di un giacimento fossile può essere il punto di partenza per l’impoverimento di un paese. Oggi parleremo del male olandese, meglio noto come Dutch Disease, per addentrarci nella fitta giungla dell’economia delle fonti fossili. Prendete gli zoccoli in legno e sellate le bici: il viaggio nei campi di tulipani sta per avere inizio.

C’era una volta… i fossili

La storia comincia con la scoperta del giacimento di gas naturale di Groningen, vicino alla città di Loppersum nei Paesi Bassi. È la più grande riserva di questa fonte fossile in Europa: gli olandesi iniziarono immediatamente ad estrarlo e negli anni ’70 diventarono uno dei maggiori esportatori di gas del nostro continente. A quel tempo i Paesi Bassi erano già un paese fortemente industrializzato e tutti erano d’accordo che questa scoperta propizia avrebbe reso l’economia del paese dei tulipani ancora più fiorente. Concorderete con noi che questa conseguenza sia abbastanza logica: che fortuna trovare un giacimento così grande proprio sotto i piedi… Paradossalmente avvenne invece l’esatto contrario: l’economia olandese si impoverì fortemente! Analizziamo con calma la catena degli avvenimenti.

Figura 1: mappa dei giacimenti di gas olandesi, con in evidenza le mastodontiche dimensioni di quello di Groningen (fonte: Euractiv)

Fossili come la frutta

Per capire che cosa sia successo bisogna prima avere ben chiaro un concetto di economia: l’apprezzamento della valuta. Esso è l’aumento di valore di una valuta nazionale rispetto a una valuta estera. Oggi siamo abituati ad usare la stessa moneta in gran parte d’Europa, l’euro, ma negli anni ’70 ogni nazione coniava la propria valuta: per il Paesi Bassi stiamo parlando del Fiorino Olandese.

Dopo la scoperta del grande giacimento, le esportazioni di gas naturale sono volate alle stelle. Moltissime nazioni acquistano la risorsa nella valuta locale del paese che la vende, e quindi grandissime somme di denaro entrano nelle casse olandesi. Le valute seguono le stesse regole di mercato dei beni comuni: se la domanda aumenta, il loro valore aumenta. Tutti accorrono per acquistare gas in fiorini olandesi, quindi aumenta la domanda per questa moneta e di conseguenza anche il suo valore: ecco l’apprezzamento della valuta, che ne aumenta il valore rispetto alle monete estere. A livello di mercati internazionali, questo comporta però un deficit commerciale: le esportazioni diminuiscono mentre aumentano le importazioni. Non è così intuitivo da capire, quindi per spiegarci meglio facciamo l’esempio di un coltivatore di pomodori.

Figura 2: l’apprezzamento della valuta, con tutti gli impatti che porta sul mercato (fonte: Wall Street Mojo)

I pomodori

Un contadino spende 3 monete per coltivare un chilo di pomodori e per guadagnarsi da vivere ha bisogno di vederlo a 4 monete. Prima che avvenga l’apprezzamento della valuta, le monete di tutto il mondo hanno circa lo stesso valore. Tutti i contadini del mondo dunque spendono e vendono alle stesse cifre: il mercato è competitivo e gli scambi sono floridi. Ma se la valuta olandese subisce apprezzamento, le 3 monete che spende il contadino olandese per coltivare i pomodori corrispondono a 6 monete dei contadini del resto del mondo, perché la sua valuta è ora più forte delle altre. Per vendere i suoi pomodori nel mercato internazionale, dovrà ora fissare il prezzo a 7 monete: visto che la moneta estera ha per lui perso valore ne ha bisogno di più per poter rientrare del proprio investimento.

Ora immaginate di entrare nel mercato e di vedere i pomodori olandesi a 7 monete al chilo mentre quelli di un altro paese a 4 monete al chilo. Assumendo che i pomodori siano tutti uguali (nessun pomodoro San Marzano con marchio DOP in vista!), quali comprereste? Ovviamente quelli meno cari. Il povero olandese torna a casa con le tasche vuote, fa due conti e conclude che non riesce più a continuare la sua attività perché non è più competitiva sul mercato. Ora che la sua valuta è così forte, gli conviene molto di più acquistare i pomodori stranieri invece di coltivarsi i propri!

Sintomi e conseguenze del Dutch Disease

Allarghiamo il concetto dei pomodori a tutta l’economia di una nazione con risorse fossili, suddividendola in tre macrocategorie:

  • le risorse fossili, che al netto del consumo interno vengono fortemente esportate a livello internazionale;
  • le non risorse[1] [2] [3]  esportabili, quindi tutto ciò che non è risorsa fossile ma viene esportato internazionalmente (quindi i prodotti di agricoltura, industria e manifattura, tra cui i nostri amati pomodori);
  • i settori non commerciabili, che comprende tutto quello che non ha senso esportare perché ha valore solo all’interno dei confini nazionali, come sanità, educazione e vendita al dettaglio (non avrebbe alcun valore esportare i servizi di un parrucchiere all’estero: ogni nazione ha i propri parrucchieri!).

L’esempio dei pomodori ci ha mostrato come con l’apprezzamento della valuta diminuiscano le esportazioni, dunque il settore delle risorse esportabili si riduce drasticamente. La conseguenza più pratica è che molte persone impegnate nell’agricoltura, nell’industria e nella manifattura (i rami più grandi di questo settore in decadenza) perdono il lavoro. Per continuare a sopravvivere cercheranno di riallocarsi negli altri due settori a disposizione: le risorse fossili e i non commerciabili.

Fossili non sono sempre sinonimo di ricchezza

Questa migrazione di lavoratori ha due conseguenze dirette. La prima è che i due settori rimasti in piedi offrono molti meno posti di lavoro, quindi molti non sapranno come sbarcare il lunario impoverendosi. La seconda è che il settore delle esportazioni è uno dei principali interessati nel calcolo del Prodotto Interno Lordo di una nazione: il famigerato PIL. Non entriamo nel dettaglio della sua definizione, ma vi basti sapere che misura il valore di mercato di beni e servizi prodotti all’interno di una nazione, simboleggiando il livello di benessere e progresso di un paese. In una nazione sviluppata, l’industria è la maggior fautrice sia di beni che di innovazione: se viene decimata dal crollo delle esportazioni, l’economia dell’intero paese ne soffre sensibilmente.

Figura 3: l’economia nazionale cambia sostanzialmente tra prima (a sinistra) e dopo (a destra) la scoperta di un giacimento fossile… gli olandesi ne hanno pagato il prezzo! (fonte: El Academy)

Conclusione

Ecco quindi che il gas naturale, ciò che avrebbe dovuto rendere gli olandesi più ricchi, li ha resi in realtà più poveri. Una volta compresa la dinamica dei fatti, il problema è stato prontamente risolto instaurando politiche specifiche sia nel campo delle fonti fossili che nel resto dell’economia del paese. Questa vicenda è però passata alla storia, perché ha fatto luce su intricati legami tra fonti energetiche ed economia altrimenti sconosciuti. Forse non è tutto oro ciò che luccica? Di sicuro non lo è ciò che brucia, parola di un olandese.

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Avatar Ilaria Giaccardo