Smaltimento dei pannelli fotovoltaici incentivati

Negli ultimi 15 anni il fotovoltaico ha sperimentato una crescita senza precedenti. Con le installazioni di impianti fotovoltaici schizzate alle stelle, non si può ignorare il problema dello smaltimento. Tutti quei moduli primo poi finiranno il loro ciclo vita e andranno gestiti correttamente. Dal 2014 in poi i pannelli sono ufficialmente considerati rifiuto elettronico RAEE, al pari di un computer o una televisione. Ma che destino hanno tutti i pannelli installati prima di quella data, che tra l’altro sono i più numerosi in Italia? Il GSE, gestore dei servizi energetici italiano, ha da poco aggiornato la sua normativa al riguardo: analizziamola insieme.

Trattenute GSE: pratiche d’adozione per orfanelli

I moduli fotovoltaici installati dal 2011 al 2013 sono detti pannelli orfani, proprio perché fino a pochi mesi fa non avevano una normativa dedicata al loro smaltimento. Nonostante si tratti solamente di tre anni, il numero di pannelli in queste condizioni è sbalorditivo: se ne contano più di 70 milioni, sparsi per 550 mila impianti in tutta Italia! Ma da Ottobre 2023 le cose sono cambiate: anche loro meritano un lieto fine. Il GSE ha delineato due strade possibili: le trattenute GSE o i consorzi. Cerchiamo di comprendere le differenze che le caratterizzano e se è possibile delineare una terza strada di azione.

Le trattenute GSE sono una somma di denaro trattenuta annualmente durante gli ultimi 10 anni di incentivo Conto Energia. Una volta che i moduli vengono smaltiti correttamente e il tutto viene documentato compilando la “Dichiarazione di avvenuta consegna del RAEE derivante dal pannello fotovoltaico incentivato in Conto Energia”, le quote verranno restituite al titolare dell’impianto. Affidarsi ai servizi del GSE è una garanzia, poiché questo ente offre sicurezza sul corretto smaltimento dei pannelli fotovoltaici. Sembra tutto troppo bello, infatti adesso arriva la nota dolente: il prezzo.

Le certezze si fanno pagare: le trattenute GSE costano 20 euro a pannello fotovoltaico. Anche tenendo a mente che questi soldi torneranno indietro una volta effettuato lo smaltimento, rimane comunque una bella cifra da sborsare. Gli impianti industriali contano infatti svariate centinaia di moduli, facendo lievitare il prezzo complessivo nell’ordine delle migliaia di euro. Ricordatevi che stiamo parlando di moduli installati più di 10 anni fa, dunque con potenze di gran lunga inferiori a quelle attuali. La tecnologia delle celle fotovoltaiche ha fatto miracoli negli ultimi tempi: oggi i singoli moduli producono fino a 700W, mentre nel 2013 un pannello fotovoltaico in silicio cristallino arrivava mediamente a 250 W. La situazione è ancora più nera per chi ha installato moduli in silicio amorfo o a film sottile, che ai tempi raggiungevano potenze tra i 75 e 100 W.

Smaltimento dei pannelli fotovoltaici vecchi

Se i singoli moduli sono meno potenti, ce ne vorrà un numero maggiore per raggiungere una certa potenza installata. Le trattenute GSE sono calcolate in base al numero di pannelli, quindi negli impianti industriali con moduli meno performanti schizzano vertiginosamente: il portafoglio sta tremando.

Figura 1: evoluzione della densità di potenza dei moduli fotovoltaici negli ultimi 15 anni (fonte: SolarEnergy UK)

Il mondo dei consorzi

     Esiste un’alternativa al versare le trattenute GSE: affidarsi ad un consorzio. I consorzi sono un insieme collettivo accreditato di enti che si prendono carico dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici. Fanno parte di un elenco stilato dal GSE stesso, per garantire l’idoneità del servizio. I loro servigi costano la metà delle trattenute GSE, solo 10 euro a pannello, e possono essere rateizzati in 5 anni.

Il problema è che, mentre le trattenute vengono restituite una volta certificato lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici, i soldi versati ai consorzi no, perché viene siglato un contratto di servizio di fine vita. Stiamo pagando una società esterna per svolgere un servizio, quindi nessun centesimo ci tornerà indietro. Per farlo dobbiamo definire un contratto al momento di acquisto dei moduli, che poi rimarrà congelato fino al loro fine vita, quindi almeno per 20 anni.

In un lasso di tempo così lungo tutto può succedere, facendo aumentare le incertezze. In più influiscono anche gli scandali di qualche anno fa. Interi container di moduli da smaltire sono stati bloccati dalla polizia prima di raggiungere l’Africa, dove sarebbero stati rivenduti come nuovi oppure scaricati in discarica. La lista del GSE è nata proprio per tutelare la qualità del servizio, evitando queste spiacevoli situazioni, ma uno scandalo così eclatante fa fatica ad essere dimenticato.

Figura 2: una discarica in Ghana, colma di rifiuti elettronici occidentali… questo scempio non deve più succedere! (fonte: Il Post)

GSE o consorzi: lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici

Qualunque decisione prendiate, dovete farlo in fretta: il termine per scegliere se usufruire delle trattenute GSE o del servizio dei consorzi è fissato al 30 Giugno 2024. Se non si prende alcuna decisione, il GSE automaticamente assumerà che utilizzerete il sistema delle trattenute.

Si sa: prendere decisioni è sempre fonte di stress. Esiste dunque un modo per tirarsene fuori, una terza strada che ci eviti l’ardua scelta? Si: è il caso del revamping. È una pratica che consiste nell’ammodernamento degli impianti fotovoltaici, sostituendo i moduli installati al momento di entrata in esercizio con altri più moderni e performanti. Come detto all’inizio, i nuovi pannelli hanno potenze superiori rispetto a quelli di 10 anni fa, quindi a parità di potenza installata ne serviranno molti di meno. Viene dunque liberato dello spazio, che può essere riempito da altri moduli ancora: in questo caso la potenza complessiva dell’impianto aumenta e si parla non più di revamping, ma di repowering.

Figura 3: operai al lavoro durante un’operazione di revamping, dove nuovi moduli più potenti prendono il posto dei vecchi pannelli, lasciando degli spazi vuoti nella struttura (fonte: ServiceTec)

Conclusione

Nel caso si effettui un intervento di revamping, il GSE non tratterrà le quote per lo smaltimento, perché i moduli sostituiti vengono già smaltiti. Ovviamente questo privilegio decade se il titolare dell’impianto non dimostra il corretto smaltimento fornendo tutta la documentazione necessaria. Ma attenzione: l’esenzione dalle trattenute GSE si ha solo se si sostituiscono tutti i moduli presenti (si parla di revamping totale) oppure più della metà degli stessi in un unico intervento (detto revamping parziale). Se si cambia una sola fila di moduli, magari perché si sono rotti e il modello utilizzato non era più disponibile, non si gode di questa esenzione. Deve quindi trattarsi di un intervento strutturato, mirato ad un ammodernamento sostanziale dell’impianto che rispetti le autorizzazioni concesse ed eviti il sovraccarico delle linee elettriche nazionali.

Ecco dunque che abbiamo fatto un po’ di chiarezza sull’iter da seguire per garantire un corretto fine vita dei pannelli fotovoltaici. Non esiste una sola strada giusta da seguire, ma tante opzioni da valutare caso per caso. In generale, sappiamo bene che il miglior rifiuto è sempre quello che non viene prodotto. Ma se non si può proprio farne a meno, l’importante è smaltirlo a regola d’arte.

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Avatar Ilaria Giaccardo