Energia del Digitale: SPEGNI QUESTO TELEFONO!

Ti sei mai chiesto quanta energia consumi online ogni giorno? Ebbene si, ogni azione compiuta con i nostri dispositivi, dalla più istantanea, come mettere un like, alla più duratura, come una videochiamata, ha un preciso dispendio energetico. Il quotidiano fabbisogno di energia del digitale è tale da rendere il Web il quarto consumatore energetico nella classifica mondiale, preceduto solo da Cina, India e USA.

Il suo consumo energetico annuale è, infatti, pari al 7% di quello globale ed è, evidentemente, destinato ad aumentare in futuro con un tasso pari all’8% annuo. Il 2% di questo 7% è consumato direttamente dal traffico informatico: si stima che ogni gigabyte di informazione trasmessa comporta un dispendio energetico pari a 0,06 kWh.

Addio al Nokia 3310!

La più intuitiva causa di consumo energetico è dovuta alla necessità di caricare quotidianamente i nostri dispositivi, talvolta anche più volte al giorno. Questi, infatti, sono sempre più ghiotti di energia poiché contengono una grande quantità di informazioni e hanno dei processori sempre più sofisticati. La carica infinita dei vecchi Nokia 3310 (oltre ad essere indistruttibili) e i loro compari più anziani sono solo un ricordo di un tempo ormai andato!

Si stima che, solamente in Italia, gli smartphone in circolazione siano circa 46 milioni e che ognuno di questi consumi in media 15Wh al giorno, per un totale di 690 MWh giornalieri. La stessa quantità di energia potrebbe essere utilizzata per soddisfare il fabbisogno energetico di 219 famiglie composte da 4 persone, circa pari a 3150 kWh per un anno intero! A questa quantità va sommata quella dissipata dai computer, dai tablet, dagli smartwatch e da tutti gli altri dispositivi collegati alla rete che usiamo quotidianamente.

Il numero di apparecchi elettronici è destinato ad aumentare in futuro per svariate ragioni. In primis anche le fasce più anziane della popolazione si stanno adeguando alla rivoluzione informatica attraverso l’acquisto di smart tv, dispositivi per il monitoraggio delle condizioni di salute o l’uso di computer o smartphone per sbrigare pratiche amministrative quasi totalmente digitalizzate. Non può essere ignorato, inoltre, il contributo dato dalla digitalizzazione dei paesi in via di sviluppo. Qui la percentuale di persone ‘connesse’ è ancora bassa e l’utilizzo di internet è riservato ad un gruppo elitario della società, ma pian piano l’uso della tecnologia sta prendendo piede favorendo un maggiore accesso alle informazioni e un miglioramento della connettività.

L’energia del digitale si classifica quarantaduesima

La seconda causa di consumo energetico è imputabile alle Big Tech. Grandi aziende come Apple e Google hanno un dispendio energetico notevole poiché devono alimentare varie sedi di lavoro. Sappiamo che questi colossi si prodigano per diventare meno impattanti, investendo su fonti di energia rinnovabili. Apple (consumo energetico: 3.300.280 MWh nel 2021), punta a dipendere esclusivamente da rinnovabili, ha finanziato la produzione di 3000 GWh di energia sostenibile in Europa utilizzabili dai device nel continente, inoltre è alimentata dal 2018 da energia rinnovabile. 

Google (18.571.659 MWh) e Microsoft (13.481.863 MWh) hanno un grande peso sul bilancio energetico digitale e  nel corso degli anni hanno intrapreso azioni per il contenimento delle emissioni. Inizialmente hanno puntato sul sistema dei crediti, comprando la possibilità di alimentarsi da fonti fossili. Nel 2020 è stato fissato l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality entro il 2030, rendendo necessario l’investimento sull’uso di energie rinnovabili.  

Una problematica che accomuna tutte le Big tech è quella dei consumi energetici dei data center, i luoghi  in cui sono conservate le informazioni delle aziende, e i loro indispensabili impianti refrigeranti. Questi sistemi hanno infatti bisogno di un enorme quantitativo di energia per essere raffreddati. Per ridurre la richiesta energetica, è possibile sfruttare gli enormi frigoriferi naturali di cui la terra è provvista: diversi data center sono stati  trasferiti in posti  freddi, come l’Islanda. Per quanto riguarda l’impianto di raffreddamento, nonostante solitamente l’acqua funga da  fluido refrigerante, per sopperire alla carenza idrica, i data center di Microsoft sono raffreddati con aria .

Tra le big tech, Amazon è quella con fabbisogno energetico maggiore (30.880.000 MWh). Il colosso non ha esitato a finanziare diversi progetti per la produzione di energia rinnovabile puntando sul fotovoltaico. Così vengono prodotti più di un milione di MWh di energia all’anno.

Figura 1: Trend consumo energetico del settore Big Tech negli ultimi anni (Fonte: Karmametrix.com)
Figura 2: Confronto tra i consumi globali di alcuni paesi confrontati con le Big Tech (Fonte: Karmametrix.com)

Energia digitale in costante crescita

Con l’affinarsi dell’ingegno umano l’uso dei device è diventato sempre più variegato. Oggi abbiamo aiutanti preziosi come le intelligenze artificiali che, oltre che salvarci in innumerevoli occasioni, consumano annualmente tra i 5,7 e gli 8,9 TWh di energia

Sistemi di sicurezza articolati, favoriscono l’impennata dei consumi energetici digitali:

Crittografia end-to-end , consiste nel trasferimento di un messaggio da un mittente ad un destinatario preservandone la privacy. Nei vari passaggi che il testo compie per giungere da un dispositivo all’altro, assume un aspetto incomprensibile a terzi . È necessaria una grande quantità di energia per memorizzare la chiave di lettura che permetta di decodificare il messaggio e di tenere traccia dei passaggi precedenti. 

La Blockchain, che tutela la sicurezza della compravendita online , consuma  94 TWh annui (dati del 2022).Il fabbisogno energetico annuale della blockchain è circa pari a quello delle Filippine, con oltre cento milioni di abitanti. Ogni transazione richiede circa 500 kWh per essere conclusa. 

Il volume energetico richiesto deriva dalla definizione stessa di blockchain: una catena fatta di blocchi che contengono informazioni riguardanti una transazione. Da ogni blocco è possibile identificare il precedente e il successivo attraverso una coppia di codici, contenuti tra le informazioni trasportate. Ogni tentativo di frode è così evitato, poiché l’informazione sarebbe ripetuta così spesso, da impedire la modifica di tutte le copie. Si intuisce che la mole di dati è ciò che fa crescere vertiginosamente il consumo energetico. 

Figura 3: Emissione di CO2 delle Big Tech confrontate con quelle di alcune nazioni (Fonte: Karmametrix.com)

BUONGIORNISSIMO, caffè?

Anche le azioni quotidiane  hanno uno specifico consumo energetico. Inviare una foto su Whatsapp consuma quanto una lampadina accesa per mezz’ora, un’ora di streaming video consuma dai 0,12 ai 0,24 kWh, guardare video ha un notevole dispendio energetico. Tik Tok è il social che richiede maggiore energia, quindi  il più inquinante. Il consumo energetico dei social ammonta a 49,7 milioni di MWh/anno. Insomma, i ‘buongiornissimi’ degli adulti  e i nostri repost su Tik Tok  costano tanta energia ogni giorno!

Esiste però un modo per controllare (ed eventualmente ridurre) la quantità di Co2 e di inquinanti emessi attraverso l’uso dei social. Attraverso il seguente link potrete monitorare la vostra percentuale di CO2 in base al tempo di utilizzo dei social. Buona fortuna!

Abbiamo stimolato la tua curiosità? Puoi saperne di più consultando le nostre fonti:

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