Una delle accuse principali che le fonti rinnovabili subiscono è quella di occupare troppo spazio, innescando una spietata competizione nell’uso del terreno con altri usi, in particolare quello agrario. Una nuova soluzione potrebbe riappacificare le due parti: l’agrofotovoltaico, ovvero l’integrazione di impianti solari in un terreno ad uso agricolo. Ciò è possibile perché i pannelli non vengono installati al livello del suolo ma fino a 3 metri di altezza, lasciando il terreno libero per coltivazioni e pascoli e non interferendo con il passaggio dei macchinari da lavoro.
Questa soluzione è di grande aiuto per gli agricoltori, perché li sgrava dai costi dell’acquisto dell’energia dalla rete di distribuzione e nei casi di sovrapproduzione costituisce anche un’ulteriore fonte di guadagno, grazie alla vendita del surplus energetico immettendolo nella rete elettrica.
Anche dal punto di vista degli obiettivi climatici è una pratica positiva: per raggiungere i target europei di decarbonizzazione non sono affatto sufficienti tetti e coperture per installare gli impianti e questa prassi può dare un grosso aiuto, aggiungendo grandi quantità di spazio sfruttabile.
D’altro canto, gli investitori non ne sono entusiasti perché essendo un terreno condiviso non possono massimizzare la produzione di energia e di conseguenza nemmeno i guadagni.
Ma cosa ne pensano le piante e i bestiami a riguardo?
Non possiamo intervistarle direttamente ma abbiamo buone ragioni per credere che siano soddisfatte di questa proposta. Il motivo principale è che i pannelli si integrano perfettamente con l’ambiente naturale. I greggi usano la copertura per ripararsi dal sole, non hanno paura ad avvicinarsi e condividono i loro spazi con l’attrezzatura con tranquillità e a volte anche un pizzico di curiosità: su internet trovate vari esempi di questa simbiosi e segnaliamo in particolare un video di alcune caprette giocherellone intente a saltellare sopra la superficie dei pannelli (guardate il VIDEO se volete una dose di serotonina). Anche il mondo vegetale trae dei vantaggi dalla presenza dell’impianto, soprattutto riguardanti una maggior protezione in caso di eventi atmosferici estremi come grandine e grandi ondate di calore.
Esiste comunque un rovescio della medaglia: l’ombreggiatura influisce sullo sviluppo delle piante ritardandone crescita e maturazione. Si è però riscontrato che è solo una questione temporale (circa due settimane di ritardo in confronto alle coltivazioni tradizionali) ma non di qualità del prodotto finale che invece resta totalmente inalterata.
Il primo impianto agrofotovoltaico in Italia è stato installato ormai dieci anni fa in un’azienda vinicola in Franciacorta, coprendo una superficie di 2500 metri quadrati e raggiungendo una potenza massima di 200 kW.
Figura 1: applicazioni di agrofotovoltaico in ambito agricolo e di allevamento (fonte: Agronotizie e Legambiente)
Un altro esempio da tener d’occhio…
Un’altra idea molto ingegnosa arriva dall’India, in particolare dallo stato del Gujarat. Qui, in un piccolo villaggio agricolo non elettrificato, si ha avuto l’idea di installare dei filari di pannelli fotovoltaici non sopra i terreni coltivati ma bensì a copertura dei canali di irrigazione.
I vantaggi di questa scelta sono molteplici: non solo si ha dato l’accesso all’elettricità a una popolazione che prima ne era sprovvista, ma anche la qualità della coltivazione è migliorata notevolmente. In particolare, la copertura del canale ha ridotto il tasso di evaporazione dell’acqua, aumentandone la quantità sfruttabile dalla popolazione, e ha frenato la proliferazione di alghe, che causano tossicità e occlusione delle tubature idriche. I benefici non sono solo dal lato dell’acqua ma anche per i pannelli stessi: la presenza del canale raffredda i pannelli, aumentandone l’efficienza di circa 2% (la temperatura è un fattore cruciale per il buon funzionamento della tecnologia: più aumenta più le prestazioni peggiorano).
Non si può però nascondere l’inevitabile aumento dei costi nell’installare un impianto fotovoltaico in questa condizione peculiare, dettati ad esempio dall’altezza a cui i pannelli sono montati, dalla corrosione dell’acqua e dalla manutenzione più difficoltosa. Ad oggi otto stati indiani hanno commissionato dei progetti di canali solari e la potenzialità del progetto è enorme: solamente nello stato del Gujarat se si coprissero il 30% dei canali si potrebbe disporre di una potenza installata pari a 18000 MW.
Figura 2: Immagini del canale solare nel Gujarat, India (fonte: BBC)
Che sia al di sopra dell’acqua, di un pascolo o di un terreno coltivato, l’agrofotovoltaico è un’intuizione vincente e ci si aspetta che prenda sempre più piede nelle campagne di tutto il mondo.
Abbiamo stimolato la tua curiosità? Puoi saperne di più consultando le nostre fonti:
Lascia un commento